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Claudio I, Tiberio Claudio Cesare Augusto.

Imperatore romano dal 41 al 54 d.C. Figlio di Druso maggiore e di Antonia, figlia del triumviro Antonio, trascorse i primi anni di vita a Lione, dov'era nato, e manifestò sin dall'infanzia un carattere timido e introverso che lo rendeva goffo e impacciato. Per queste ragioni, ma soprattutto per ragioni di opportunità politica, essendo egli rimasto l'unico erede della famiglia Claudia, dopo l'adozione di suo fratello Germanico da parte di Tiberio e il suo conseguente passaggio nella casa Giulia. Tenuto in disparte dagli ambienti di corte, si fece tuttavia apprezzare per le sue non comuni doti intellettuali e morali e sino a cinquant'anni si dedicò soprattutto a studi e ricerche di storia romana. La sua comparsa sulla scena politica avvenne nella drammatica situazione venutasi a creare dopo la morte di Caligola, del quale era zio, mentre era in corso una durissima lotta tra il Senato, che proponeva una restaurazione repubblicana, e i pretoriani, che si opponevano a tale soluzione in quanto strettamente legati alla corte imperiale. Furono essi a proclamarlo imperatore, mettendo il Senato di fronte al fatto compiuto. Rifiutò gli onori divini spettanti all'imperatore e adottò una politica conciliativa verso il Senato, dimostrando grande deferenza formale, ma operando di fatto in modo da esautorare questa vecchia assemblea, divenuta ormai anacronistica. Procedette immediatamente alla ristrutturazione dell'amministrazione statale, creando una complessa macchina burocratica, a capo della quale mise soprattutto dei liberti, cioè persone che offrivano maggiori garanzie, sia per le loro capacità sia per la loro fedeltà. Ciò non mancò di alimentare il malcontento della parte aristocratica, senatoria e militare. Prendendo pretesto dalla condanna a morte di Cherea e degli altri capi della congiura contro Caligola, essa scatenò una rivolta (42 d.C.) che dilagò anche nelle province. Per risanare le finanze imperiali, attuò una vasta riforma burocratico-amministrativa, costituendo un ufficio centrale delle finanze che doveva rispondere direttamente all'imperatore, mentre l'esazione delle imposte nelle province venne sottratta alle imprese private e affidata a funzionari imperiali. Risanate le finanze dello Stato, egli poté intraprendere una serie di grandi opere pubbliche, tra cui il prosciugamento del Fucino e l'ampliamento del porto di Ostia, nonché portare a termine la costruzione del grande acquedotto che da lui prese il nome. Con le leggi emanate tra il 46 e il 48, concesse inoltre la cittadinanza romana a tutta la Gallia Transalpina, consentendo in tal modo l'accesso dei "provinciali" alle più alte cariche burocratiche e allo stesso Senato, contro gli interessi dell'aristocrazia romana e italica. Il fatto di toccare estesi e consolidati privilegi non mancò di provocare innumerevoli congiure contro di lui. Particolarmente grave fu la crisi aperta nel 48, quando una parte dell'opposizione cercò di allearsi con Messalina, che egli aveva sposato in terze nozze, e dalla quale aveva deciso di divorziare. La congiura fallì grazie alla fedeltà delle truppe pretoriane e al pronto intervento dei suoi ministri. Ragioni politiche lo indussero poi a sposare la nipote Agrippina, madre di Domizio, il futuro Nerone, che Claudio adottò preferendolo nella successione al figlio Britannico avuto da Messalina. In politica estera, intraprese la conquista della Britannia, iniziata nel 43 e che già aveva scoraggiato i suoi predecessori. Egli stesso guidò le truppe nella vittoriosa impresa, alla cui relativa facilità fecero però seguito una serie di rivolte da parte delle popolazioni sottomesse che impegnarono duramente le truppe imperiali, ripercotendosi negativamente su tutta la politica militare romana. Morì improvvisamente per cause imprecisate. Non è escluso un avvelenamento da parte di Agrippina, desiderosa di vedere il figlio sul trono (Lione 10 a.C. - Roma 54 d.C.).